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Una rivale in casa - 3


di bird2012
29.03.2013    |    31.437    |    1 9.8
"Partii dalle cosce, dal loro interno, e con estrema delicatezza e con una lentezza esasperante arrivai all’attaccatura delle cosce, a contatto della fica, ..."
UNA RIVALE IN CASA

CAP. 3


“Mamma, credimi, è stato un caso: io non ho cercato papà e papà non ha cercato me! Anche se sono giovane ormai ho capito che quando le cose devono succedere, forse è scritto nel nostro destino.
Era un pomeriggio che avevo una voglia pazza di sesso e la fica mi tirava come non mai! A te, mamma, succede mai?”

“Certo, amore, ed anche spesso: io credo succeda a tutti sentire, in certi momenti, un forte desiderio di fare l’amore e chi nega una cosa del genere è solo un bugiardo ipocrita.”

“Si, mamma, hai ragione, comunque seguito a raccontarti. Ti stavo dicendo che la fica mi tirava alla grande, ero infoiata come una troia. Tu eri fuori per un po’ di giorni a fare una gita con le tue amiche, papà era al lavoro ed io ero sola in casa: quale migliore situazione per spararmi un colossale ditalino e placare un po’ quell’eccitazione che mi aveva attanagliato il corpo! Avrei potuto urlare il mio godimento liberamente senza timore di essere sentita da nessuno.

Andai nella mia stanza e mi spogliai tutta nuda: cazzo, volevo fare le cose per bene! Avevo deciso, volevo godere come non avevo mai goduto da sola e avevo tutto il tempo che mi serviva. Non volevo assolutamente farmi una sveltina: un ditalino veloce non avrebbe risolto il problema, anzi… ero certa che avrebbe aumentato l’eccitazione.

Mi sdraia sul letto, a cosce larghe e le ginocchia piegate, diciamo in posizione ginecologica, e cominciai ad accarezzarmi tutto il corpo in una maniera così libidinosa e lasciva da procurarmi continui brividi di piacere. Non mi riconoscevo, era la prima volta che mi accarezzavo: quando mi masturbavo andavo direttamente sulla fica e mi sgrillettavo furiosamente il clito, ma quel pomeriggio no… volevo portare alle lunghe il mio piacere.

Partii dalle cosce, dal loro interno, e con estrema delicatezza e con una lentezza esasperante arrivai all’attaccatura delle cosce, a contatto della fica, ma mi fermai… cominciai a parlare a voce alta, rivolgendomi alla mia fica.

“Tu adesso stai buona! No… non ti appoggio il ditino! Lo so, mi conosco, poi non ho più la forza di toglierlo e se cominciò a giocare con te mi fai sempre il solito scherzo: sei una fica porcella super sensibile, cominci a sborrare come una cagna in calore e poi finisce tutto!

Io invece oggi lo voglio far durare a lungo, poi ti prometto che alla fine mi dedicherò solo a te: ti farò fare una sprizzata da ricordartela per tutta la vita! Anzi, lo sai che ti dico? Oggi ti faccio fare anche un po’ di porcate, tanto siamo sole, io e te: quando sento che sto per venire, ce ne andiamo al bagno, mi metto sul w.c. e subito dopo che sono venuta, tu mi piscerai in mano! Oggi ti comporterai da fica sporcacciona… ti piace il programma? Non dici niente? Beh! Chi tace acconsente!”

E mentre mi eccitavo con le mie parole rivolte alla mia fica, con le mani ero arrivata sul seno. Madonna che piacere accarezzarlo: i capezzoli erano irti come chiodi, entrambe le mammelle belle gonfie, le accarezzai per un bel po’ di tempo, poi, mettendo le mani a coppa sotto alle tette, spinsi le mammelle verso la mia bocca, mentre avvicinavo il viso verso i capezzoli.

Tirai fuori la lingua e cominciai a leccarli. Gesu mio… che dolce piacere: leccavo in ugual misura sia il capezzolo destro che quello sinistro, anche se mi accorsi che uno dei due era più sensibile dell’altro, ma non lo feci capire. Come se fossero stati i miei adorati figli, io da brava mammina non dovevo mostrare preferenze.
La fica cominciava a smaniare… sembrava mi chiamasse!

“Ehi!! Ci siamo scordate di me? Guarda un po’ cosa possiamo fare? Mi sembra che il mio dovere io lo faccia sempre! Quando lo desideri non mi tiro indietro per farti godere, specialmente quando mi fai infilare dal cazzo del tuo fidanzato: lo so che ti piace… e allora perché mi tratti così?”

“Hai ragione, non ti risentire… adesso la tua mammina ti fa fare una bella sborratona!”

Lasciai la mano sinistra sul seno, a strizzarmi i capezzoli, e con la destra scesi tra le labbra della fica: wow, la poverina aveva ragione… era un laghetto di miele.

“Sei proprio una fica porcellina: sei tutta bagnata, ma adesso ci penso io!”

Cominciai a passare le dita lungo lo spacco, avanti e indietro, lentamente, nella massima libertà e spensieratezza: tanto ero sola in casa, non c’era nessuno… avevo tutto il tempo per darmi tutto il piacere di cui avevo bisogno.
Ma purtroppo, o per fortuna, non era così… non ero sola!

Tutta presa a grattarmi la fica, non la sentii, ma vidi aprirsi la porta e vidi mio padre immobile che mi fissava… poi seppi che era tornato prima per un improvviso sciopero sul lavoro.
Ci vorrebbe veramente uno scrittore per descrivere quei momenti.

Non lo so cosa guidasse il mio comportamento, ma non mi mossi: rimasi a cosce aperte a fissare mio padre con la mano sulla fica… senza parlare! Non lo so e me lo sono chiesta mille volte in questi mesi: perché non mi alzai cercando di coprirmi, dicendo qualche frase banale per scusarmi?

Invece no: rimasi in quella posizione oscena ed altamente eccitante di fronte a mio padre, quasi in una inconsapevole offerta incestuosa.
Non so quanto tempo trascorse: trenta secondi, un minuto, cinque, dieci… vidi mio padre avvicinare la mano al suo pacco e cominciare a massaggiarsi l’uccello con una lentezza estenuante, come se avesse voluto nascondere il suo gesto.

Io rimasi ancora immobile, solo le mie dita iniziarono un impercettibile movimento tra le labbra della passera.
Alternavamo i nostri sguardi dai nostri visi, intrisi di libidine, alle nostre mani sui nostri sessi.
Vedendo mio padre che mi fissava senza dire nulla, immobile nella sua eccitazione, io sarei rimasta li, davanti a lui, a sgrillettarmi la fica finché non fossi venuta: non avevo alcuna vergogna, come se in un attimo avessi realizzato che il sesso, con chiunque tu lo faccia, è splendido piacere e no vergognoso peccato.
Ma ecco arrivare il momento della verità.

Forse papà ebbe un attimo di timore… mi disse solo: “Vado via?”

Era quello il momento delle decisioni… e presi la decisione di cui, scusa mamma, non mi sono mai pentita.

Mentre toglievo la mano dalla fica e allargavo ancora di più le cosce in segno di offerta sussurrai solo: “NO!!! Ti prego… non te ne andare! NO!!!”

Mi si avvicinò timidamente, allungai la mano, lo afferrai per la cinta e lo avvicinai a me.
Mentre lo fissavo intensamente negli occhi gli sbottonai i pantaloni e glielo tirai fuori: quando ho visto il suo meraviglioso cazzo, che tu mamma conosci perfettamente, a pochi centimetri dal mio viso, non ho avuto alcun tentennamento... nessuna esitazione!
Ho guardato papà negli occhi e gli ho sussurrato con tutta la dolcezza che sentivo:

”Papà… forse l’ho sempre desiderato!!”

Ho aperto le labbra e me lo sono infilato tutto in bocca!
Ho sentito come una lama rovente penetrarmi nella schiena: avevo in bocca il cazzo di mio padre!
Cominciai a pomparlo con gusto, lentamente, me lo volevo gustare!
Mi era sempre piaciuto succhiare il cazzo, al mio ragazzo regalavo succulenti pompini, ma sentii subito la differenza: quello di papà era più lungo, più grosso, più duro, più caldo… era proprio “più cazzo”!!!

Lo avevo impugnato con entrambe le mani, lo stringevo e lo accarezzavo per goderne la stupenda consistenza… Gesù mio, che meraviglia di cazzo!
Non potei fare a meno di esternare il mio compiacimento per l’attributo paterno.

“Dio mio, papà, come sei duro… e bollente! Un uccello come questo deve essere trattato con tutti i riguardi… e io ce la metterò tutta per farlo godere come merita! Uhmm!! Papà, hai proprio il cazzo che piace a me!”

Glielo riempii di baci e di leccate, poi lo imboccai: imprigionai la cappella tra le labbra e cominciai a succhiarla con libidine e passione, mentre con entrambe le mani lo segavo.
I complimenti di papà sulla mia arte pompinara mi mandavano il sangue al cervello.

“Gina, amore di papà… come sei brava! Me lo stai succhiando in maniera divina! Non avrei mai immaginato fossi così brava! Dai! Succhiami tutto… succhiami tutto!”

Succhiare quella turgida cappella era una delizia: con la punta della lingua stuzzicavo il buchino, nella spasmodica attesa che mi sprizzasse in bocca il caldo sperma di mio padre.

Un lungo gemito di papà mi fece capire che l’attesa stava per terminare.

“Gina… Gina… amore!”

Papà stava per venire.
Serrai le labbra intorno alla cappella: non volevo perdere una sola goccia!
Ci fissammo, occhi negli occhi, come a voler condividere con i nostri sguardi intrecciati l’immenso piacere di quel magico e irripetibile momento: la sua prima sborrata nella mia bocca… ed io avrei ingoiato tutto!

Sentii il cazzo gonfiarsi ancor più nella mia bocca: non feci in tempo a desiderarlo che sentii gli schizzi di sborra riempirmela tutta!
Papà era troppo eccitato e non riuscì a resistere ulteriormente al calore delle mie labbra… e mentre la sue mani mi accarezzavano le guance che vibravano dall’azione di succhiare il cazzo, sentii urlare il mio nome.

“Gina… Gina… figlia mia… figlia mia! Così… così… brava… prendilo tutto!” mentre io ingoiavo il suo amore.

Scusa mamma, ma è stato un pomeriggio indimenticabile: dopo quello meravigliosa sborrata in bocca, si è spogliato, è salito sul letto e mi è venuto sopra!
Sentire il peso del suo corpo nudo contro il mio mi ha mandato fuori di testa.
Le nostre bocche si sono cercate in un bacio incestuoso, perverso e libidinoso: le nostre lingue hanno intrapreso un osceno duello per invadere ognuna la bocca dell’altro!
Ero stretta a lui in un appassionato abbraccio, a scambiarci miriadi di baci, ad accarezzare reciprocamente ogni centimetro quadrato dei nostri corpi vogliosi: ero in estasi… vibravo e fremevo come non mai!

In tanti anni di fidanzamento non avevo mai provato tali dolcissime sensazioni tra le braccia del mio ragazzo: ora le stavo vivendo tra quelle di mio padre!

Mi sentivo completamente donna e conoscevo bene quali fossero i miei desideri, le mie esigenze, le mie voglie più inconfessabili!
Il destino ci aveva gettato uno nelle braccia dell’altra… e contro il destino non si può andare!

Decisi di essere spudorata: non volevo fare la parte della giovane verginella che aspettava timidamente le intime attenzione del papà!
E poi volevo essere me stessa, senza false ipocrisie: già fingevo con il mio fidanzato, temendo un suo giudizio negativo nei miei confronti, per un comportamento ed un linguaggio eccessivamente spinto.
Mentre godevo mi sarebbe piaciuto esprimermi con un linguaggio osceno, mi eccitava, ma con il mio ragazzo evitavo!

Se il mio papà si era fatto succhiare il cazzo dalla figlia e le aveva sborrato in bocca, certamente era un adorabile porco: e allora perché nascondergli che anche io ero una gran porca?

Cominciai a morderlo con libidine: i lobi delle orecchie, le labbra, il mento!
Sentivo che il suo splendido uccello aveva ripreso il suo completo vigore: me lo sentivo spingere contro il ventre, duro e bollente!

Avvicinai la mia bocca al suo orecchio e, tra un morso e l’altro, gli sussurrai languidamente.

“Papà, non crederai mica di cavartela con un semplice pompino e una schizzata in bocca, vero? Quella è stata solo la presentazione di due porcellini che si sono cercati per tutta la vita e che ora si sono trovati! Ma adesso ti voglio nella fica! Si, hai capito: desidero che il tuo meraviglioso cazzo faccia una intima e profonda conoscenza con la mia passera! Ora che ci siamo trovati non dobbiamo più perderci: da oggi saremo amanti… io farò godere te e tu farai godere me! Dai, cazzo… infilami… che ti sto aspettando!”

Scusami, mamma, se in quel momento sono stata egoista, non ho pensato a te, ma solo a soddisfare le mie voglie sessuali.
Allargai spudoratamente le cosce, impugnai il suo cazzo, lo strofinai quattro o cinque volte tra le labbra della fica e poi lo appuntai all’ingresso della vagina.
L’eccitazione mi dava alla testa.
Lo guardai fisso negli occhi.

“Papà, un’ora fa non avrei mai immaginato di stare a cosce aperte ad offrirti la mia fica, ma adesso non desidero altro… dai, infilami! Ma mentre me lo dai guardami negli occhi, come quando mi hai guardato mentre mi venivi in bocca!”

Vidi i suoi occhi lanciare due lampi di libidine… mentre sentivo il suo cazzo farsi strada tra le pareti vaginali!
Santi del Paradiso: stavo impazzendo!
Mio padre me lo stava infilando nella fica!!!
Non potei trattenere più il mio godimento.
Lo fissavo e lo incitavo.

“Gesù mio! Così, infilamelo… tutto, papà… tutto! Ti prego… mettimelo tutto nella fica, non lasciare niente fuori! Me lo voglio godere completamente nel mio ventre!”

Quando ho sentito le palle sbattere contro il mio ventre ho capito che lo avevo tutto dentro: lo abbracciai più forte che potevo, spingendo la mia fica contro il mio cazzo.

“Papà, cazzo santo, mi sei tutto dentro! Adesso chiavami… chiavami! In questo momento non esiste altro al mondo: solo io e te, padre e figlia, abbracciati e uniti a darsi reciproco godimento! E quando stai per venire non chiedermi se puoi venirmi dentro: fallo, senza chiedermelo! Sarà l’attimo più meraviglioso della mia vita: sentirmi il tuo sperma bollente riempirmi il ventre!”

Ha cominciato a pomparmi la fica lasciandomi senza fiato! E’ stato meraviglioso! Mi ha scopato da Dio e mi ha fatto provare le gioie del paradiso! Da allora sento, anzi sentiamo, una attrazione reciproca di cui non possiamo fare a meno! Oh!!, mamma… quando mi infila il suo cazzo nella fica o nel culo vado fuori di testa!”

La strinsi forte a me.

“Non temere, tesoro: il cazzo di papà seguiterai a godertelo quando vuoi, l’importante è che dedichi un po’ del tuo tempo anche alla tua mamma!”

Mi fissò con gli occhi dell’amore.

“Ci puoi giurare, mamma… ci puoi giurare!”

Iniziò così il nostro stupendo rapporto incestuoso.
Gina si divideva con gioia tra me e mio marito.
Era una situazione altamente libidinosa: io e lei sempre senza mutandine… per ovvi motivi eternamente eccitate.
Gina, essendo pressata da entrambi, era quella che doveva gestire le operazioni.
Ormai io e lei avevamo raggiunto una complicità e un affiatamento esemplare: bastavano poche parole per organizzare una festa… lei con il padre o lei con me!

In effetti io e Gina avevamo preso accordi precisi: quando andavo in bagno minimo dovevo trattenermi 15 minuti, se facevo la doccia 30 minuti, se stavo in cucina a preparare i pasti, non dovevo uscire se non mi chiamava lei con una scusa.
In quella maniera poteva gestire bene i “colloqui” con il padre, generalmente nel pomeriggio e di sera quando Carlo era a casa.

Per noi due era più facile: lei tornava dalla Università verso le 14 e, volendo, avevamo tempo fino alle 17 quando tornava Carlo.
Le nostre giornate trascorrevano all’insegna dell’erotismo.

“Mamma… ho una gran voglia di fare un pompino a papà!”

“Certo, amore… vado in bagno!” e le nostre mani correvano sulle fiche per una reciproca carezza.

“Carlo… Gina… vado in bagno! Gina, se squilla il telefono per favore rispondi!”

E mentre entravo nel bagno mi veniva da ridere: con il paterno uccello in bocca Gina non avrebbe risposto certamente!
Poi, come d’accordo, aprivo piano la porta del bagno per sentire le loro voci.
Gina parlava a voce alta per farsi sentire.

“Dai, papà, tiralo fuori… voglio farti un bel pompino!”

“Ma, Gina… tua madre è in bagno!”

“Appunto! Sai che lei ci sta sempre molto, si porta le riviste da leggere e poi ce ne accorgiamo quando ha terminato! Poi lo sai quanto mi eccita farti godere quando lei è in casa: il gusto dell’intrigo… della perversione! Dai… tiralo fuori… abbiamo tutto il tempo necessario! Dai, papà… ho una gran sete!”

Cominciavo a sentire i gemiti di mio marito sotto il lavoro di bocca di Gina.

“Si, tesoro… succhiamelo! Dio come sei brava! Figlia mia… sei una adorabile pompinara… hai ripreso da tua madre!”

Sentivo i risucchi della bocca di Gina sul cazzo del padre: non ce la facevo a resistere… mi infilavo due dita in fica e li accompagnavo nel loro piacere!
Poi sentivo Carlo incitare Gina.

“Angelo di papà! Dai che ci sono… spingi la bocca! Siiiiiiiiii… in gola… nooooo!!!… Vengooo!!!... Amore… vengooooo!!!”

Aspettavo un po’, poi scaricavo l’acqua del bagno: Gina fingeva di sbrigarsi e andava nella sua stanza.
Io uscivo dal bagno e con una scusa mi intrufolavo nella sua camera: lei era li ad aspettarmi… a bocca piena!!!

Ci gettavamo una nelle braccia dell’altra e incollavamo le nostre bocche: metà dello sperma finiva nella mia bocca!
La mia piccolina, da brava bambina, pensava sempre alla sua mamma… ci dividevamo la sborra di Carlo con grande passione e senza gelosie.

Altre volte, con mio marito in casa, chiedevo a Gina se mi aiutasse a lavarmi i capelli e a pettinarmi: solo che mentre con il phon acceso mi asciugavo i capelli, lei, in ginocchio con il viso tra le mie cosce, mi deliziava con stupende leccate di fica… il rumore del phon, inoltre, copriva i gemiti delle mie sborrate nella sua bocca!

La sera, quando ero in cucina, era il momento più intrigante… Gina faceva la spola tra il padre e me: in salotto succhiava il suo cazzo, poi, con la scusa di controllarmi, veniva in cucina e mi baciava.

“Mamma… senti il sapore del cazzo!”

Dopo esserci slinguate per un po’, si inginocchiava e intrufolava la testa tra le mie cosce… io ero pronta ad allargarle per bene e ad appoggiarle la fica sulla bocca.
Una veloce leccata, ma sufficiente per riempirsi la bocca con i miei umori… poi tornava dal padre.
Dopo qualche minuto tornava in cucina, sorridente!

“Mamma, ho baciato papà! Mi ha fissato con uno sguardo strano e mi ha detto: .
Mi veniva da ridere, ma ho risposto prontamente: Mi ha sorriso e mi ha baciato di nuovo!”

Un pomeriggio, dopo un estenuante 69 durante il quale ce ne eravamo venute entrambe due volte, eravamo abbracciate per riprenderci dalla spossatezza.
Improvvisamente Gina cominciò a parlare.

“Mamma, tu e papà mi state dando momenti di estremo piacere, io vi dono il mio corpo, ma voi mi donate i vostri. Vi amo entrambi, provo un sentimento che va oltre il sesso: sapessi quanto sono felice!”

Mentre lei parlava la stringevo forte e la accarezzavo per tutto il corpo: le sue parole mi stavano facendo commuovere… provavo un piacere sconosciuto nel sentirmi dire da mia figlia che mi amava!
Gina seguitò.

“Vi amo così tanto che da un po’ di tempo desidero ardentemente poter fare l’amore tutti e tre insieme, amarci liberamente senza più doverci nascondere: dimmi mamma, a te piacerebbe fare l’amore con me e papà? Sarebbe un sogno: un triangolo padre, madre e figlia dove regni in ugual misura amore e sesso!”

Rimasi qualche attimo in silenzio a riflettere… poi espressi il mio pensiero.

“Gina, sarebbe bellissimo, ma ho paura in quanto non conosco tuo padre da questo punto di vista: se subentrasse in lui la gelosia? Se ti volesse solo per lui e non volesse dividerti con me? Se non accettasse un rapporto a tre? C’è pericolo di perderlo: lo amiamo entrambe e non vorrei che tu dovessi rinunciare allo stupendo rapporto che hai con lui! Come dice il proverbio: chi troppo vuole…!!!”

“No, mamma, tranquilla, ho già pensato a come sondare il terreno, non sono mica stupida: io vi voglio tutti e due e non vorrei certo perdervi! Domani pomeriggio, con una scusa, lasciaci soli un’oretta: prima me lo scopo e poi metto in pratica il mio piano. Mi dai carta bianca?”

“Certo amore, mi fido… però mi piacerebbe sentire cosa vi dite!”

“Certo, hai ragione, dammi il registratore che registro tutto e credo che papà domani voglia farmi il culo: è parecchio che non glielo do!”

Sentii la fica pulsare!
Il giorno seguente, come d’accordo, con una scusa uscii e li lasciai soli per più di un’ora.
Quando tornai, vidi Gina raggiante: mi gettò le braccia al collo e mi riempì di baci e mi restituì il registratore.

“Oh!, mamma… vi amo… vi amo… vi amo! Papà è nello studio: senti la registrazione!”

Sentii il cuore aumentare i battiti.

“Se mi cerca digli che sono in bagno a farmi una doccia… non mi disturbate!”

Andai in bagno, mi spogliai e mi misi seduta sul vater: presi il registratore e lo misi vicino all’orecchio… ero impaziente di sentire!
Dopo i preliminari con baci e carezze, sentii Gina rivolgersi al padre.

“Dai, papà… lo so che oggi vuoi il culetto! Dai, che un’ora passa presto… voglio farmi una bella inculata!”

“Si, hai ragione… dai, non perdiamo tempo… allargati bene le chiappe!”

“Si, aspetta, il buchetto è già bello umido e pronto, ma fammi bagnare bene il cazzo! Ecco… un bel po’ di saliva… così mi entra meglio! Uhmmm!, dai papà… appuntalo… Dio… si, così… sul buchetto del culo… cosììì! Aaaahh!! Papà, spingilo tutto… siiiiiii!!!... in culooo!!”

Cominciai a sentire i loro lamenti, i loro gemiti, i loro respiri sempre più affannati: imprigionai il mio clito tra pollice, indice e medio e iniziai a pizzicarlo… lo sentii indurirsi sempre di più! Immaginavo Gina con le natiche allargate e il cazzo del padre che le perforava il culo… l’eccitazione cominciava ad aumentare!
Improvvisamente sentii Gina gemere ad alta voce.

“Dai papà… spingimelo nel culo! Dio, quanto è bello sentirlo tutto dentro! Papà, sapessi cosa sto immaginando… non lo indovinerai mai! Dai… dai, ficca dentro!”

Carlo, con il respiro fortemente affannato, riusciva a malapena a parlare.

“Dio, che culetto che hai, tesoro di papà! Uuhmmm!!!... dimmi, amore, cosa immagini?”

“Penso a mamma! Papà… sto immaginando di leccare la fica di mamma, mentre tu mi fai il culo: mi hai detto che a lei piaceva farsela leccare e mi eccita da morire il pensiero! Uuhmmmm!!! Dai… inculami… che io sono con il viso tra le sue cosce, con la lingua sopra il suo grilletto! Dio quanto è duro… la porca sta godendo mentre la lecco!”

Queste parole mi accesero il fuoco in corpo: stringevo il grilletto a morte e sentii l’orgasmo montarmi.
La risposta di Carlo non si fece attendere.

“Ohhh!!! No!! Dio!! No!... Non dirlo… mi fai sborrareee!!! Lecchi la fica a tua madre… cazzooooo!!! Non resisto!!! Troia… vengoooo!!!!”

“Siii.. papà… mi piace! Mi piace… la fica di mamma! Aaaaaa!!! Sborrami nel culo che vengooo!!!... sulla fica adorata di mamma!!!”

Strinsi il grilletto a morte e li seguii a ruota: un orgasmo da perdere i sensi!
Che godimento: mio marito inculava nostra figlia mentre lei mi leccava la fica!
Rimasi seduta sul vater ad occhi chiusi, spossata, con ancora la mia mano sulla fica.
Dopo qualche minuto sentii la voce di Gina.

“Papà… è stato meraviglioso! Un gusto inimmaginabile: fantasticare di leccare la fica di mamma, lei a cosce spalancate, mentre tu mi inculavi mi ha procurato un orgasmo devastante… ed era solo immaginazione! Pensa se fosse vero!!”

Seguì qualche attimo di silenzio, poi Carlo parlò.

“Si, Gina, sarebbe stupendo: ci pensi… io, te e mamma! Ma chi avrebbe il coraggio? Ti rendi conto? Dovrei dirle:
Per fortuna non abbiamo pistole in casa, altrimenti mi sparerebbe… e non avrebbe certamente tutti i torti!”

Seguivo il colloquio con grande attenzione.

“Papà, ma dimmi sinceramente: ti piacerebbe coinvolgere mamma nel nostro rapporto? Non saresti geloso che anche lei godesse del mio corpo e io del suo?”

Sentii Carlo ridere.

“Geloso? Ma che scherzi? Il solo pensiero che stessi leccandole la fica mi ha fatto sborrare come un porco!”

“Papà, posso provarci io? Io e mamma siamo molto intime… potrei sondare il terreno… con molto tatto!”

“Gina, ti prego, fai attenzione a come ti muovi: non voglio perdere tua madre… e neanche te!”

“Tranquillo papà, anche io non voglio perdere te… e adesso voglio pure mamma!”

Dopo qualche attimo di silenzio sentii Gina riprendere a parlare.

“Papà, parlare di mamma mi ha fatto eccitare di nuovo e sento che anche il tuo uccello ha ripreso vigore! Vedo che la cosa ti stuzzica… sei proprio un porco… che ne dici di farcene un’altra?
Prima ho leccato mamma, mentre mi inculavi, adesso mettimelo nella fica, mentre mamma mi lecca il grillo!”

“Dio mio, Gina, è vero che io sono un porco, ma è anche vero che tu sei una gran troietta… una adorabile puttana! Non ti basta più il cazzo di tuo padre, adesso vuoi anche la fica di tua madre! Dai… apri le cosce!”

“Penso che a te non dispiaccia affatto che io sia così puttana e desideri farmi anche mamma: sei un porco e ne guadagneresti anche tu… non è da tutti scoparsi madre e figlia insieme! Dai, chiavami! Dai, che ti spalanco la fica… ficcamelo dentro! Mamma, vieni… leccami mentre papà mi scopa!”

Volevo seguirli anche questa volta: mi infilai tre dita nella vagina e cominciai a darci dentro di brutto… dentro… fuori… dentro… fuori…
Sentii Carlo gemere.

“Dio santo, siete due puttane! Olga, amore, lecca la fica della nostra bambina! Dai… lei ti vuole… si, ti vuole! Falla godere, mentre la chiavo! Dio… non è possibile! E’ stupendo… già sento di sborrare!! Noooo!!! Leccalaa!!!... Leccalaa!!”

“Daiiiii!!! Papàààà… lasciati andareee!!! Vienimi dentroo!!! Mammaaa!!! Non ti fermareeee!!!!! Mammaaaaaa!!! Noooo… vengoooo!!!!!”

Cominciai a girare vorticosamente le tre dita all’interno della vagina.
Con il pollice sfregavo il grilletto e l’uretra!
Avrei voluto urlare con quanta voce avevo tutto il mio godimento!
Venni ancora: il liquido vaginale mi riempì la mano… mi svuotai completamente, con il corpo e con la mente!
Uscii dal bagno che mi sentivo stravolta… ormai era fatta: io, lui e nostra figlia!!!
Quando Gina mi vide strabuzzò gli occhi.

“Mamma, cosa hai fatto?”

“Amore, ho sentito la registrazione… da impazzire!”

Il volto di Gina era l’emblema della felicità.

“Dillo a me che l’ho vissuto… ma parla piano: papà è nello studio… quando esce parliamo.”

Appena Carlo uscì, andai in camera di Gina, ci abbracciammo come due innamorate e ci sommergemmo di baci.

“Oh!! Mamma… mamma… hai sentito? E’ fatta! E’ un sogno… tutti e tre insieme! Non posso crederci!”

“Si, tesoro, anche io non sto nella pelle! Quando vi ho sentito ho sborrato come non mai.. quando ho sentito che gridavi il mio nome mentre papà ti veniva dentro!”

“Si, è stato un piacere sublime: immaginare la tua lingua sul clito mentre papà mi schizzava la sborra nella fica!”

Tacque improvvisamente e mi fissò con una espressione da gran porca.

“Mamma, non mi sono lavata… ho ancora un bel po’ di sperma dentro!”

Sentii una morsa nel ventre.

“Amore… è un invito?”

“No, mamma… è una preghiera!”

Si adagiò sul letto e allargò le cosce: la fica unta di sperma era un invito troppo allettante a cui non si poteva rinunciare!
Posai il viso tra le labbra e aspirai profondamente: l’odore misto di sperma e di fica mi inebriò la mente!
Spinsi la lingua nella vagina: la sentii immergersi nello sperma che ancora la occupava… cominciai a leccare con gusto… non feci rimanere nulla!

Beh! Non potevo certo dire che fosse stato un pomeriggio noioso: due superbe sborrate e una leccata di sborra… e con dei programmi veramente deliziosi per il futuro.
Gina mi disse che avrebbe pensato lei ad organizzare il tutto: voleva fare una gradevole sorpresina al suo papà… e neanche io dovevo saperlo!
Accettai con entusiasmo, sarebbe stato più stuzzicante!


Continua.


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